Jumbo-Visma, Timo Roosen: “Bello vedere che la gente si rende conto che non c’è solo lo sport”

Anche Timo Roosen si unisce al coro dei ciclisti che appoggiano la sospensione a causa del coronavirus. Il passista della Jumbo-Visma è stato costretto a interrompere la propria preparazione già all’UAE Tour 2020, dove è rimasto in quarantena per un paio di giorni insieme ai propri compagni di squadra. Una volta ritornato a casa, non ha avuto modo di prendere parte ad altre competizioni per la sospensione in blocco derivante dalle disposizioni dei diversi Stati per prevenire la diffusione della pandemia. Per sua fortuna, il neerlandese vive in un Paese in cui i professionisti possono allenarsi liberamente all’aria aperta, al contrario di quanto avviene in altre zone.

Il classe ’93 ha parlato della situazione attuale in un’intervista a BN DeStem: “L’UAE Tour in cui ho corso è stato fermato prematuramente. Siamo dovuti stare all’interno dell’hotel per un paio di giorni. In quel momento sei arrabbiato perché pensi che il resto del gruppo possa continuare ad allenarsi e a correre. Alla fine siamo stati messi in quarantena solo per due giorni e ora tutti sembrano essere sulla stessa barca. Io però ho avuto un buon inverno, ero pronto e non vedevo l’ora. Poi il virus ha fatto cadere tutto in una sola volta. Ora mi rendo conto che è stata l’unica scelta giusta per cancellare tutte le gare. Tutti i membri del nostro team sono a casa adesso. Restiamo in contatto e soprattutto cerchiamo di mantenere il morale alto tra di noi. Ad alcuni ragazzi non è nemmeno permesso di allenarsi fuori. Fortunatamente qui si può fare”.

Roosen ha poi parlato delle corse: “Penso che sia bello vedere che la gente si rende conto che in questa crisi non c’è solo lo sport. La salute è al di sopra dell’intrattenimento. Se mi chiedete di nominare ciò che penso sia la cosa peggiore per me come ciclista è la sospensione delle gare primaverili. Speriamo che la Parigi-Roubaix sarà spostata a fine anno. Ma è difficile dire cosa succederà dopo. Se ci fosse stata una corsa, mi sarebbe piaciuto farla immediatamente. Ma in questo momento non è questo il problema. Non dobbiamo dare al virus la possibilità di diffondersi. Ecco perché sono felice di essere in grado di allenarmi. La mia più grande preoccupazione è rimanere in buona salute e mantenere sane le persone intorno a me“.

Il neerlandese ha infine ripercorso il suo 2019 travagliato, segnato da diversi infortuni e dalla terribile notizie dell’incidente d’auto in cui il fratello Sjor è rimasto paralizzato: “L’incidente di mio fratello mi ha preso un sacco di energie. Per un momento l’attenzione al ciclismo era sparita. Ma volevo tornare dove avevo interrotto il prima possibile. Mi mancava solo la forma. Sono caduto tre volte da allora. Alla fine è stato difficile dire di cosa si trattasse. Con il senno di poi, forse le cadute e le ferite mi hanno bloccato ancora di più del colpo mentale dell’incidente di Sjor“.

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